Al termine della Marcia per la pace del 27 febbraio 2022

Riportiamo l’intervento che il Vescovo ha proposto al termine della Marcia per la pace, iniziata con la preghiera del Rosario in S. Maria della Croce e conclusa in Piazza del Duomo, la sera del 27 febbraio 2022.

Non voglio parlare con la presunzione di dare chissà quali insegnamenti a nessuno.
Che cosa la Chiesa ha da dire, intorno a questioni come pace, guerra, conflitti, disarmo e così via, è detto e ridetto in molteplici interventi, di Concili, Papi, vescovi, negli interventi di singoli credenti, di gruppi e associazioni… Papa Francesco, da ultimo, si è più volte espresso al riguardo, e credo che il suo insegnamento offra molteplici spunti di riflessione e di azione a tutti, prescindendo dalle opzioni religiose.
Allora, oltre a ringraziare tutti coloro che, in tempi brevissimi, hanno permesso di organizzare e realizzare questo nostro momento di testimonianza (in particolare l’Amministrazione comunale di Crema, con il Sindaco – e gli altri Sindaci presenti –, le forze dell’ordine, la Protezione civile…) e, naturalmente, tutti voi che avete partecipato;
– oltre a ricordare che l’impegno di preghiera e di azione a sostegno dell’Ucraina, delle sue cittadine e cittadini – con un pensiero particolarmente affettuoso a quanti vivono tra di noi (e alcuni sono presenti proprio qui) e alle loro famiglie e ai loro parenti e amici – non finisce qui…
– oltre a confermare, di conseguenza, la disponibilità della Diocesi a favorire tutte le azioni di aiuto, sostegno, accoglienza, che si potranno mettere in atto per le vittime di questo conflitto, mi sentirei di fare, in tutta semplicità, tre brevi annotazioni:

1) Da cristiano, e da vescovo, non posso ignorare che ci sono anche dimensioni religiose, nell’azione che la Russia ha intrapreso contro l’Ucraina e nella conflittualità che non da oggi contrappone i due paesi.
Dobbiamo riconoscere, con umiltà e anche con vergogna, che questa è una guerra tra cristiani; il che ci impegna a perseguire ancor più risolutamente le vie del dialogo ecumenico, in particolare tra ortodossi, greco-cattolici e cattolici, dialogo che qui a Crema ha una bella tradizione, che non vogliamo lasciar cadere. Anche sabato prossimo proporremo un momento di preghiera ecumenica nel quale speriamo si possano incontrare cristiane e cristiani di diverse confessioni, desiderosi solo di testimoniare che la nostra fede ci spinge all’incontro e alla riconciliazione.

2) Sono consapevole che sarebbe ipocrita invocare oggi la pace, e invitare chi è in conflitto a percorrere vie di pace, di dialogo, di confronto paziente, se poi non si lavorasse continuamente per creare una mentalità di pace. Uno dei monaci trappisti, rapiti e poi uccisi in Algeria più di venticinque anni fa, e ricordati nel film Uomini di Dio, nei giorni in cui vedeva avvicinarsi la minaccia dei terroristi islamici, pregava dicendo: «Disarmali! e disarmami»; consapevole che sentimenti di violenza, desideri di vendetta, passioni negative e aggressive non sono mai troppo lontane dal nostro cuore.

3) Sappiamo bene che un’arma fondamentale di tutte le guerre (e anche di ciò che le prepara) è la menzogna, la disinformazione, l’uso sistematico di fake news ecc. Il problema è che queste cose sembrano farsi sempre più strada anche nel nostro modo abituale di comunicare e informare, non solo in teatri di guerra. Anche su questo, mi sembra, abbiamo bisogno di una conversione complessiva del nostro modo di scambiarci la parola, perché sia sempre più sincera la nostra ricerca della pace.

Per finire, riprendo l’invito che papa Francesco ha rivolto alla Chiesa nel suo Messaggio per il Mercoledì delle Ceneri – giorno nel quale ha invitato alla preghiera e al digiuno per la pace.
Citando san Paolo, ha scritto: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10). Accosto questo invito a un’altra parola biblica, dall’apostolo Giacomo: «Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia» (Gc 3,18).
Il giallo e l’azzurro della bandiera dell’Ucraina rimandano ai due colori dominanti del paesaggio di quel paese: il giallo del grano, e l’azzurro del cielo. La nostra speranza è che si possa mietere un frutto abbondante di bene, sotto un cielo di pace.
Sì, non stanchiamoci di fare opera di pace: se non desistiamo, a suo tempo mieteremo.